Lampedusa , progetto verde
Lampedusa ha un grande desiderio di tornare verde
Il Verde è il colore della speranza e lo è a maggior ragione in questi giorni particolari, sia per la nostra isola che per l’intera Italia. Poco prima che l’emergenza Covid-19 travolgesse tutto e tutti, a Lampedusa, aveva visto la luce, un bellissimo progetto. Un progetto che guarda al futuro e che nella contingenza odierna, assume un valore ancora più grande. Pensare al meglio che deve venire , quando si è in un momento di grave difficoltà, è fonte di consolazione, di speranza e stimolo per andare avanti. Quando poi, le idee sono legate all’ambiente e alla conseguente qualità della nostra vita , sono ancora più belle. L’idea è un progetto di riforestazione dell’isola. In effetti la Lampedusa odierna ha bisogno di verde ma in passato l’isola non era come la vediamo oggi.
Come era Lampedusa un tempo ??
Prima dell’intervento scellerato dell’uomo, – Lampedusa era un eden verde di frescura dove i primi navigatori che solcavano il Mediterraneo, sostavano per rifocillarsi e fare scorta di acqua. Il profumo degli alberi da frutto in fiore ( peschi , meli ) era così intenso da pervadere tutte le valli interne dell’isola. I Fenici, i Greci, i Romani , gli Arabi vi trovavano ristoro durante le loro peregrinazioni .
Verso il 1500
Nella Zona di Cala Madonna , dove oggi sorge il santuario dedicato alla Vergine di Porto Salvo, Andrea Anfossi, un ligure riuscito a scappare ai corsari che lo avevano rapito, stabili’ la sua dimora in un bosco rigoglioso e vi condusse una vita da eremita. In due grotte attigue coltivò il doppio culto, cristiano e musulmano. Ciò gli consenti’ di salvarsi la pelle a seconda di chi si trovava davanti. Un espediente per sopravvivere, alle razzie sotto l’egida della Croce o della Mezzaluna, ma anche un simbolo della naturale multiculturalità dell’isola. Da qui il detto «Sei come il romito di Lampedusa», ovvero, pieghi la fede alla necessità.
La storia recente
Ma in tempi più moderni, in particolare nel 1843, Ferdinando II, inviò a Lampedusa Bernardo Maria Sansivente, con l’incarico di renderla coltivabile. Il sovrano l’aveva acquistata quattro anni prima dai principi Tomasi, gli avi dell’autore de “Il Gattopardo” , Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Sansivente, con il titolo di governatore, si insediò sull’isola con un gruppo di 120 coloni, novanta uomini e trenta donne, in massima parte contadini. Vennero realizzate le «grandi opere»: sette edifici noti con il nome di «Sette Palazzi» con dieci appartamenti ciascuno, diverse altre case e strade per i nuovi abitanti, frantoi, magazzini, un cimitero.
L’isola venne disboscata (con prudenza) per far posto alle coltivazioni agrarie: a ogni colono venne concesso per sei anni un appezzamento coltivabile e una porzione doppia da dissodare e piantumare. Fatica immensa, in una terra che in quegli anni alternò stagioni di forti temporali, di venti, e di pesanti siccità. Ma mentre il governatore e i suoi uomini sudavano , nel 1846 arrivò l’autorizzazione del re al disboscamento indiscriminato dell’isola per far fronte alla richiesta di carbone dalla Sicilia. Fu il punto di non ritorno: Lampedusa abbandonò l’agricoltura e si convertì totalmente alla pesca.
Oggi… 
Lampedusa oggi, è un ponte sterrato al centro del Mediterraneo, tra Africa e Europa, con qualche macchia verde qua e là. Poche piante di vite, micro-orti, alcuni olivi , alberi da frutto e macchia mediterranea. Un’oasi verde è quella intorno al santuario della Madonna di Porto Salvo, sulla strada che dal centro abitato porta alla spiaggia dei Conigli. Altra area verde è quella a ponente che è il risultato di un ambizioso progetto di rimboschimento iniziato più di 25 anni fa dalla forestale che però, stenta nei risultati sperati. Nelle aree marine protette poi, ha fatto la sua comparsa la macchia mediterranea ma il problema è chiaramente rappresentato dall’assenza di humus e quindi dall’inaridimento del terreno con conseguente cambiamento di clima.
Il progetto
Forse per questo , il progetto di rimboschimento , appena partito è cosi affascinante. Esso prevede ( Virus permettendo ) , da qui a pochi mesi la piantumazione di 6500 tra oleandri, carrubi e pini, ossia , uno per ogni abitante. La zona scelta è lunga circa un chilometro e mezzo lungo la costa Nord-occidentale, tra la località chiamata “Muro vecchio” e quella chiamata “Albero Sole”, che è il punto più alto dell’isola ( 133 mt s.l.m. ) e uno dei migliori per ammirare il tramonto.
Operazione sul Litorale Nord
L’operazione che coinvolgerà l’intero litorale Nord ( circa quindici chilometri ) , è però, più ampia della semplice piantumazione e prevede anche la realizzazione di una grande compostiera per la produzione di humus, opere di ricostruzione dei vecchi muretti a secco per proteggere gli alberelli. A lavori conclusi ( finora sono stati piantumati circa trecento esemplari, forniti gratis al Comune dall’Azienda forestale), ogni cittadino potrà adottare un albero, annaffiarlo personalmente e prendersene cura. Il sindaco Totò Martello ha ribadito l’obiettivo : «Vogliamo ripristinare la vegetazione che molti anni fa era parte integrante del nostro contesto naturale».
La speranza
La speranza ( o l’utopia ) di Lampedusa e il suo progetto verde , è la rivincita del cavaliere Bernardo Sansivente. Alcuni esperti sono scettici sul successo del progetto perché, a suo tempo, erano state proposte diverse soluzioni. Quella definitiva, considerata però, eccessivamente dispendiosa , sembrava essere un enorme riporto di terra fertile nella zona di ponente.
Vogliamo però guardare avanti e credere nella nuova idea, in modo particolare oggi che siamo soggetti alla reclusione forzata e abbiamo tempo di immaginare una Lampedusa più verde di sempre ma soprattutto una Lampedusa da guardare , respirare , vivere intensamente e soprattutto fisicamente come un tempo.
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Un Abbraccio da Lampedusa
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